L'Europa vanta una ricca tradizione birraria e oggi il mercato della birra in Europa è un settore dinamico ricco di numeri interessanti.
Dagli ultimi dati birra Europa emergono trend di consumi di birra in crescita dopo la flessione legata alla pandemia, un giro d’affari consistente e un vero e proprio boom nel numero di birrifici artigianali attivi.
In questo articolo esploriamo in dettaglio i dati di mercato, le statistiche su produzione e consumi, il giro d'affari della birra in Europa, l'evoluzione dei birrifici (in particolare quelli artigianali) e le nuove tendenze che stanno plasmando il settore birrario europeo.
In questo post
- Produzione di birra in Europa: i dati recenti
- Consumi di birra in Europa: volume totale e pro capite
- Il mercato europeo della birra: giro d’affari e impatto economico
- Birrifici artigianali in Europa: numeri e crescita del settore
- Tendenze recenti nel consumo di birra in Europa
- Import ed export: la birra europea sui mercati internazionali
- Conclusioni: prospettive future del mercato della birra in Europa
Produzione di birra in Europa: i dati recenti
La produzione di birra in Europa ha subito notevoli oscillazioni negli ultimi anni.
Nel 2019 la produzione complessiva toccava livelli record, seguita però da un brusco calo nel 2020 a causa della pandemia.
Gli ultimi dati disponibili indicano che nel 2021 la produzione è risalita di circa il +3% rispetto all'anno precedente.
In base ai dati ufficiali di Eurostat, gli Stati membri dell’UE hanno prodotto 33,1 miliardi di litri di birra nel 2021 (pari a 331 milioni di ettolitri), invertendo la tendenza negativa del 2020.
Questa cifra rappresenta comunque una produzione ancora inferiore ai livelli pre-pandemici del 2019, segno che la ripresa è in corso ma non del tutto completata.
Nel 2022 si è osservato un ulteriore recupero dei volumi, avvicinandosi gradualmente ai picchi registrati prima del 2020.
A livello di singoli paesi, la Germania si conferma di gran lunga il primo produttore europeo di birra.
Con circa 85 milioni di ettolitri all'anno prodotti, i birrifici tedeschi rappresentano da soli oltre un quinto dell'intera produzione continentale.
Alle spalle della Germania troviamo diversi grandi produttori: il Regno Unito, la Polonia e la Spagna producono ciascuno attorno ai 38 milioni di hl su base annua, costituendo insieme con la Germania oltre la metà di tutta la birra prodotta in Europa.
L'Italia, pur avendo compiuto notevoli progressi nell'ultimo decennio, si colloca intorno all'ottavo posto della classifica produttiva con circa 17,8 milioni di hl annui.
Ciò evidenzia come nel panorama europeo il nostro paese abbia ancora margine di crescita sul fronte produttivo.
(Per un confronto sul trend italiano, vedi anche crescita della produzione di birra in Italia.)
Di seguito una tabella con i principali produttori di birra in Europa e i rispettivi volumi annuali di produzione:
Paese | Produzione di birra (milioni di hl, 2021) |
---|---|
Germania | 85,4 |
Regno Unito | 38,4 |
Polonia | 38,3 |
Spagna | 38,1 |
Italia | 17,8 |
Fonte: dati The Brewers of Europe 2021.
Come si nota, il divario tra i big del continente e l'Italia è ancora significativo in termini di output produttivo.
Tuttavia, l'industria birraria italiana sta crescendo e diversificandosi, soprattutto grazie al filone delle birre artigianali (tema che approfondiremo più avanti).
Consumi di birra in Europa: volume totale e pro capite
Passando al versante dei consumi di birra in Europa, anche qui i numeri mostrano un comparto in ripresa dopo le difficoltà del 2020.
Il consumo complessivo di birra nei paesi UE nel 2021 è stato di poco inferiore a 300 milioni di ettolitri.
Si tratta di un leggero incremento rispetto al 2020, segno di una domanda in risalita.
Per il 2022 le stime indicano vendite totali attorno a 313 milioni di hl, avvicinandosi ai livelli pre-crisi (nel 2019 si erano raggiunti circa 322 milioni di hl venduti).
In altre parole, il mercato europeo sta tornando gradualmente alla normalità, pur senza aver ancora recuperato del tutto il terreno perduto durante la pandemia.
Un aspetto interessante è il consumo medio pro capite di birra in Europa.
La media UE si attesta attorno a 67 litri per persona all’anno, il valore pro capite più alto tra tutti i continenti.
Questa cifra, che equivale a circa 134 pinte a testa ogni 12 mesi, riflette la forte radicazione della cultura birraria in Europa.
Ovviamente esistono differenze marcate tra i vari paesi: in alcune nazioni dell’Europa centrale e orientale la birra è la bevanda nazionale per eccellenza, con consumi individuali elevatissimi, mentre nei paesi mediterranei il consumo pro capite è più contenuto (complice anche la tradizionale preferenza per il vino).
Ecco la classifica di alcuni paesi europei per consumi pro capite annuali di birra:
Paese | Consumo pro capite (litri/anno) |
---|---|
Repubblica Ceca | 129 |
Austria | 101 |
Polonia | 92 |
Germania | 89 |
Italia | 35 |
Come si può notare, la Repubblica Ceca detiene il record mondiale con ben 129 litri per persona/anno, seguita dall’Austria e poi dalla Polonia.
La Germania, pur essendo prima per produzione totale, si posiziona quarta per consumo individuale con 89 litri pro capite.
L’Italia invece registra un consumo medio di circa 35 litri annui a persona, valore che la pone agli ultimi posti in Europa, assieme a Paesi come Francia e Grecia.
Questo dato riflette la diversa cultura alimentare italiana, dove la birra è tradizionalmente meno centrale rispetto ad altre bevande; tuttavia, va detto che i consumi birrari italiani sono in aumento costante negli ultimi anni (approfondisci nei dati sul consumo di birra in Italia).
Un fattore che ha influenzato molto il mercato è la differenza tra consumo fuori casa e domestico.
Nei paesi dove la birra si consuma prevalentemente al pub, ristorante o birreria, le restrizioni pandemiche hanno causato cali drastici.
Al contrario, in mercati più orientati al consumo in casa e alla vendita al dettaglio, la domanda ha retto meglio durante i lockdown.
Questo spiega perché nazioni come il Regno Unito (tradizionalmente legato al pub) hanno visto scendere le vendite più di, ad esempio, Germania o Belgio, dove è comune anche il consumo casalingo.
Nel post-pandemia stiamo assistendo a un parziale ritorno alle abitudini preesistenti, con la riapertura di pub e locali: l’Ho.Re.Ca. (Hotellerie-Restaurant-Café) è tornato a trainare i volumi in molti Paesi, ma parallelamente i consumatori hanno scoperto anche nuovi modi di gustare la birra in casa.
Il mercato europeo della birra: giro d’affari e impatto economico
Il giro d’affari della birra in Europa è imponente: parliamo di un’industria che genera decine di miliardi di euro di valore ogni anno.
Oltre ai volumi in termini di litri, infatti, è fondamentale considerare l’impatto economico complessivo della filiera.
La birra si conferma un motore vitale dell’economia europea, contribuendo con miliardi di euro in valore aggiunto e tasse per le casse statali e supportando milioni di posti di lavoro lungo l’intera catena produttiva e distributiva.
Dalla coltivazione di orzo e luppolo alle grandi fabbriche e ai microbirrifici, dalla logistica fino al settore dell’ospitalità (pub, bar, ristoranti), l’ecosistema birrario dà lavoro a un indotto vastissimo.
Si pensi che in alcuni paesi una quota significativa del PIL agroalimentare è legata proprio alla birra e ai suoi derivati.
Dal punto di vista strettamente commerciale, l’Europa rappresenta uno dei mercati birrari più ricchi al mondo.
In termini di valore, il continente europeo copre circa un terzo del mercato mondiale della birra.
Secondo alcune stime recenti, la quota europea del mercato globale è stata valutata attorno a 270 miliardi di dollari nel 2022, a riprova del peso economico del nostro continente in questo settore.
La Germania, il Regno Unito e altri paesi con forte tradizione birraria generano ciascuno miliardi di euro di vendite annue.
Anche l'Italia, pur con consumi pro capite inferiori, esprime un mercato dal valore crescente: basti pensare alla crescente presenza di birrifici artigianali e all’aumento costante delle importazioni di birre speciali a maggior prezzo unitario, che contribuiscono a far lievitare il valore complessivo del mercato nazionale.
Un indicatore dell'importanza economica del settore è anche la capacità di resilienza e investimento.
Negli ultimi anni, nonostante crisi e incertezze, le aziende birrarie europee hanno continuato a innovare (ad esempio investendo in birre analcoliche o a basso contenuto alcolico, packaging ecologico, ecc.) e a sostenere l’occupazione.
La filiera birraria europea ha dimostrato una buona capacità di recupero dopo lo shock del 2020, mostrando segnali di adattamento e trasformazione.
Certo, persistono delle sfide: l’inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime (malto, luppolo), dell’energia e del vetro hanno messo sotto pressione i margini nell’ultimo biennio.
Inoltre, fattori geopolitici come la guerra in Ucraina hanno inciso sulla disponibilità di cereali e sul caro-energia.
Tuttavia, grazie anche alla passione dei consumatori europei per la birra, il settore continua a mantenersi solido.
Si registra ad esempio un maggiore interesse per prodotti di qualità superiore e di nicchia, che permettono margini migliori, e una sostanziale tenuta della domanda nonostante gli aumenti di prezzo al consumo.
L'industria sta chiedendo alle istituzioni supporto e politiche favorevoli per valorizzare il ruolo positivo e sostenibile che la birra ha nelle economie locali.
(Scopri di più sul binomio birra e sostenibilità, altro tema emergente legato alla crescita responsabile del settore.)
Birrifici artigianali in Europa: numeri e crescita del settore
Uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni è la crescita esponenziale dei birrifici artigianali in Europa.
Il numero di produttori di birra sul continente ha superato cifre record, trainato dalla cosiddetta craft beer revolution.
Secondo i dati raccolti da The Brewers of Europe, negli ultimi dieci anni il numero di birrifici (inclusi microbirrifici, brewpub e produttori artigianali indipendenti) è aumentato di diverse migliaia di unità.
Siamo passati da circa 3.000 birrifici attivi a livello europeo nei primi anni 2000 a quasi 10.000 birrifici odierni.
In particolare, prima della pandemia la crescita era rapidissima: tra il 2015 e il 2019 ogni anno aprivano centinaia di nuovi piccoli birrifici in tutta Europa, alimentando un boom della birra artigianale senza precedenti.
La pandemia di Covid-19 nel 2020 ha temporaneamente rallentato questa espansione (alcuni piccoli produttori sono stati costretti a chiudere, penalizzati dalle restrizioni nei canali Ho.Re.Ca.), ma non l’ha fermata.
Già nel 2021 si osservava di nuovo un saldo positivo: nell’Unione Europea erano attivi 9.436 birrifici (erano 9.206 l'anno precedente e 8.851 nel 2019).
Nel 2022 il numero è salito ulteriormente, sfiorando quota 9.700, e nel 2023 si registrano circa 9.723 birrifici.
Questo trend indica che, sebbene con un ritmo leggermente ridotto rispetto al passato, continuano a nascere nuove realtà birrarie in ogni angolo d’Europa.
Si tratta spesso di micro-imprese locali, orientate alla produzione di birre di qualità in piccoli lotti, che diversificano enormemente l’offerta disponibile sul mercato.
Geograficamente, il fenomeno dei microbirrifici interessa un po’ tutti i paesi: dalla birra artigianale britannica alle brasserie francesi, dalle birre trappiste belghe fino ai brewpub nordici.
I paesi con il maggior numero di birrifici artigianali sono Regno Unito, Germania e Francia, ciascuno con oltre 1.500 birrifici operativi sul proprio territorio.
Anche l'Italia ha visto una vera esplosione: nel 2022 si contavano circa 916 birrifici attivi nel nostro Paese, mentre erano poche decine agli inizi degli anni 2000.
Ciò significa che l'Italia è oggi uno dei paesi europei più vivaci sul fronte craft, pur avendo un mercato interno relativamente più piccolo in termini di consumi.
(Per saperne di più sul panorama italiano, leggi anche l'approfondimento sui birrifici artigianali italiani.)
Il boom dei birrifici artigianali ha portato una ventata di innovazione nel settore.
I consumatori possono scegliere tra migliaia di etichette diverse, spesso caratterizzate da ingredienti locali, ricette creative e stili birrari innovativi.
La varietà oggi disponibile sul mercato europeo è vastissima: IPA, stout, birre acide (sour), blanche, lager non filtrate, e chi più ne ha più ne metta.
Questa frammentazione ha sicuramente incrementato la concorrenza verso i grandi marchi industriali, ma ha anche allargato il pubblico degli appassionati di birra.
Molte persone hanno iniziato a seguire eventi di degustazione, festival birrari locali e a collezionare birre artigianali da diverse regioni.
Non a caso, sono sempre più popolari i servizi di beer box e cofanetti degustazione: ad esempio, oggi un utente può facilmente acquistare un box degustazione di birre artigianali contenente una selezione di birre europee diverse, oppure optare per comodi formati multipack come un pack da 6 bottiglie di birra artigianale o una confezione da 12 bottiglie di birra artigianale da ricevere a domicilio.
Questa tendenza testimonia come la passione per la birra stia assumendo anche nuove forme di consumo, legate all’e-commerce e alla personalizzazione dell’esperienza di acquisto.
Va sottolineato che, nonostante la crescita in numero, i birrifici artigianali rappresentano ancora una piccola frazione della produzione totale di birra in termini di volume (la stragrande maggioranza della birra consumata è prodotta dai grandi gruppi).
Tuttavia, il loro impatto culturale ed economico è ben più grande della quota di mercato che detengono: hanno creato nuovi posti di lavoro specializzati, rivitalizzato tradizioni brassicole locali e aggiunto valore turistico (si pensi ai tour birrari o agli itinerari alla scoperta dei birrifici regionali).
Inoltre, hanno costretto anche i grandi produttori a innovare e a diversificare le linee, portando benefici all’intero settore.
Tendenze recenti nel consumo di birra in Europa
Il mercato birrario europeo sta evolvendo non solo nei numeri assoluti, ma anche nelle modalità di consumo e nelle preferenze dei consumatori.
Ecco alcune tendenze recenti che stanno caratterizzando il mondo della birra in Europa:
Boom delle birre analcoliche e a basso alcol: Negli ultimi anni si è assistito a una crescita impressionante della domanda di birre analcoliche o con ridotto contenuto alcolico.
Nel 2021 la produzione di birra alcohol-free in Europa è aumentata di oltre il +20% rispetto all'anno precedente, segno di un cambiamento nelle abitudini di consumo.
Oggi quasi una birra su 15 prodotte nell’UE è analcolica.
Questo trend è legato a una maggiore attenzione dei consumatori verso la salute e il benessere, senza però rinunciare al gusto di una birra.
Praticamente tutte le grandi marche hanno lanciato la loro variante analcolica, e anche molti birrifici artigianali stanno sperimentando ricette low-alcohol.
(Approfondisci questo tema nell'articolo sulle birre analcoliche in Europa.)
Premiumizzazione e varietà degli stili: Il consumatore medio europeo è diventato più esigente e curioso.
C'è un crescente interesse verso birre premium di alta qualità, spesso prodotte con metodi tradizionali o con ingredienti speciali.
Allo stesso tempo, la varietà di stili birrari disponibili è esplosa: rispetto a qualche decennio fa, sugli scaffali dei negozi e nei pub si possono trovare molte più tipologie di birra.
Stili un tempo di nicchia (come le IPA americane, le stout corpose, le acide belghe Lambic, ecc.) sono ora mainstream tra gli appassionati.
Questa premiumizzazione spinge il mercato verso prodotti a maggior valore aggiunto e ha favorito la nascita di locali specializzati e beershop forniti.
Consumo consapevole e nuove occasioni di acquisto: Oggi si presta maggiore attenzione a cosa si beve e come si beve.
Da un lato c'è più consapevolezza sugli aspetti nutrizionali (calorie, ingredienti) e un interesse verso birre biologiche e a km zero; dall'altro lato cambiano le occasioni di consumo.
L'esperienza della pandemia ha consolidato l'abitudine di gustare ottime birre anche tra le mura domestiche.
Molti utenti hanno imparato a ordinarle online e a farsi recapitare assortimenti particolari.
L'e-commerce birrario è cresciuto esponenzialmente: oggi è normale acquistare confezioni miste per degustare più etichette comodamente a casa.
Questo ha portato le aziende a offrire formati e soluzioni nuove, come i già citati pack multipli (6 o 12 bottiglie) oppure abbonamenti mensili a cofanetti di birre artigianali.
In parallelo, sta aumentando anche la partecipazione ad eventi come festival della birra, corsi di degustazione e visite guidate ai birrifici, segno di un pubblico sempre più coinvolto e informato.
Sostenibilità e filiera corta: Un trend di portata generale, che tocca anche il mondo della birra, è l’attenzione alla sostenibilità ambientale.
Molti birrifici europei (grandi e piccoli) stanno investendo per ridurre l’impatto ambientale della produzione: utilizzo di energie rinnovabili, riciclo dell’acqua di processo, packaging riciclabili e progetti di economia circolare (ad esempio il riutilizzo delle trebbie esauste in agricoltura o per produrre pane).
Inoltre, soprattutto tra i produttori artigianali, c’è un ritorno alle materie prime locali: orzo e luppolo coltivati nella regione, lieviti autoctoni e così via, per valorizzare il legame col territorio.
Queste scelte incontrano il favore di una fascia di consumatori attenti sia alla qualità del prodotto sia alla sua etica di produzione.
Birra artigianale vs industriale: Infine, permane una distinzione (anche identitaria) tra birra artigianale e birra industriale.
Molti consumatori appassionati prediligono le birre artigianali per l’idea di autenticità, tradizione e creatività che incarnano, differenziandosi dai prodotti di largo consumo delle multinazionali.
Questa dicotomia alimenta dibattiti e ha portato anche i colossi birrari ad acquisire microbirrifici o a creare linee craft per presidiare entrambe le fasce di mercato.
(Per una panoramica sulle differenze, vedi birra artigianale vs industriale.)
Import ed export: la birra europea sui mercati internazionali
L’Europa non è solo un grande produttore e consumatore interno di birra, ma è anche un attore di primo piano nel commercio internazionale di questa bevanda.
I dati sul commercio estero evidenziano che l’UE presenta un saldo fortemente positivo: ogni anno esporta molti più ettolitri di birra di quanti ne importi.
Attualmente si stima che i Paesi UE esportino complessivamente oltre 83 milioni di hl di birra all’anno, a fronte di circa 43 milioni di hl importati.
Il surplus commerciale di circa 40 milioni di hl conferma il ruolo dell’Europa come esportatore netto di birra nel mondo.
Tra i paesi esportatori spiccano alcune nazioni relativamente piccole ma con una grande tradizione birraria industriale.
Il Belgio è storicamente ai vertici per volumi esportati, grazie anche al fatto di ospitare sul proprio territorio il più grande gruppo birrario del mondo (AB InBev) e di produrre un’ampia gamma di tipologie birrarie molto apprezzate all’estero.
Si calcola che il Belgio esporti oltre i 3/4 della sua produzione annuale, un dato impressionante.
Anche i Paesi Bassi figurano ai primi posti: con marchi globali come Heineken, l’Olanda ha esportato nel 2021 circa 1,9 miliardi di litri di birra (19 milioni di hl), posizionandosi come primo esportatore europeo in quell'anno.
Segue da vicino proprio il Belgio con circa 1,7 miliardi di litri esportati, e al terzo posto troviamo la Germania con circa 1,6 miliardi di litri.
Insomma, il nord Europa fa da padrone per quanto riguarda le birre esportate nel resto del mondo.
Sul fronte delle importazioni, i principali mercati di sbocco per la birra estera in Europa sono il Regno Unito e l’Italia, seguiti da Germania e Spagna.
Il Regno Unito, complice anche la presenza di molti marchi internazionali e la grande varietà di birre disponibili nei pub britannici, ogni anno importa grossi volumi (sia da altri paesi europei sia da produttori extra-UE, come alcune birre americane o asiatiche molto popolari).
L’Italia, dal canto suo, sta aumentando da anni le importazioni di birre speciali: molte birre d’abbazia belghe, birre trappiste, stout britanniche e craft beer statunitensi trovano un vasto pubblico di estimatori italiani.
Non a caso le birre belghe ed altre birre speciali d'importazione hanno ampie quote di mercato nel segmento premium italiano (se sei interessato a scoprire alcuni di questi prodotti, consulta la nostra sezione dedicata alle birre belghe speciali).
È curioso notare come persino la Germania, pur essendo la maggiore produttrice europea, importi anch'essa diversi milioni di ettolitri: ciò accade perché i consumatori tedeschi amano sperimentare anche stili non tradizionalmente prodotti in loco (ad esempio birre d’abbazia, ale inglesi, ecc.), tipologie per cui l'industria nazionale è meno specializzata.
In sintesi, l’Europa esporta birra un po’ in tutto il mondo: dalle lager olandesi e tedesche che arrivano in ogni continente, alle birre belghe presenti nelle enoteche di tutto il globo.
Allo stesso tempo importa alcune specialità particolari da fuori Europa (un esempio su tutti: la popolare lager messicana Corona, molto consumata anche nel Vecchio Continente, o varie craft beer americane).
Questo intenso scambio commerciale arricchisce ulteriormente la varietà di birre disponibile per i consumatori europei, rendendo il mercato interno sempre più globale e diversificato.
Conclusioni: prospettive future del mercato della birra in Europa
In conclusione, i dati del mercato della birra in Europa delineano un settore in graduale ripresa e trasformazione.
La pandemia ha rappresentato uno shock notevole, ma il biennio successivo ha dimostrato la resilienza di un comparto che fa parte del tessuto socio-economico europeo da secoli.
I consumi di birra in Europa stanno risalendo verso i livelli pre-crisi, trainati sia dalla riapertura dei canali tradizionali (pub e ristorazione) sia da nuove modalità di consumo domestico.
Dal lato della produzione, l’Europa mantiene salda la sua posizione di leader mondiale insieme ad altre macro-aree, con la Germania come pilastro produttivo e tanti paesi emergenti (come Polonia, Spagna e anche l'Italia) che contribuiscono alla crescita complessiva.
Le prospettive per il mercato birrario europeo appaiono positive ma con alcune sfide all’orizzonte.
Da un lato, l’innovazione di prodotto e le tendenze salutistiche (come le birre analcoliche) aprono nuove fasce di mercato, dall’altro l’aumento dei costi e la pressione inflazionistica potrebbero condizionare i consumi nel breve termine.
Sarà fondamentale per i produttori saper coniugare qualità, convenienza e sostenibilità.
La birra artigianale in Europa continuerà probabilmente a giocare un ruolo da protagonista nell’innovare il settore: i microbirrifici sono fucine di creatività e possono anticipare i gusti dei consumatori, oltre a mantenere viva la ricchezza di stili tradizionali locali.
Allo stesso tempo, i grandi gruppi birrari europei cercheranno di rafforzare la loro presenza globale, investendo sia in efficienza produttiva che nell’ampliamento del portafoglio (magari acquisendo brand artigianali o lanciando linee di prodotto nuove, come già sta avvenendo).
In definitiva, la birra in Europa rimane non solo una bevanda amatissima ma anche un settore strategico, con un giro d'affari importante e un impatto socio-economico significativo.
I numeri lo confermano: dagli indicatori di mercato ai numeri dei birrifici artigianali in Europa, tutto suggerisce che ci troviamo in una fase di evoluzione e fermento (è proprio il caso di dirlo!).
Per appassionati, investitori e operatori del settore, sarà interessante osservare come questa bevanda millenaria continuerà a rinnovarsi pur restando fedele alle sue radici.
Anche in Italia si assiste a un fermento analogo, con prospettive di crescita che riflettono quelle continentali.
Una cosa è certa: il mercato della birra in Europa ha davanti a sé un futuro effervescente, in cui tradizione e innovazione si incontrano nel segno di una pinta sempre apprezzata in ogni angolo del continente.