Immagina di varcare la soglia di un pub storico, dove le assi di legno consumate e le pietre secolari riecheggiano di risate antiche e sussurri di epoche passate. L’aria sa di malto e fumo di caminetto, mentre sulle pareti pendono ritratti ingialliti e trofei polverosi.
In un angolo, un anziano avventore sorseggia lentamente la sua pinta, come se il tempo si fosse fermato.
Visitare uno dei pub più antichi e famosi del mondo significa fare un tuffo nella storia: sono locali che hanno visto passare cavalieri medievali, poeti bohémien, rivoluzionari in fervore e viaggiatori instancabili.
Ogni pub storico ha le sue storie da raccontare – aneddoti curiosi, leggende misteriose e un contesto culturale ricchissimo – custoditi tra le sue mura.
In questo articolo faremo un viaggio affascinante attraverso quei pub leggendari che hanno scolpito il loro nome nella storia, scoprendo cosa li rende così iconici, quali birre servono da secoli e quale ruolo hanno giocato nella società.
Prendi posto al bancone e prepara il tuo brindisi: si parte per un tour tra passato e presente, tra storia e birra.
In questo post
- La storia dei pub più antichi del mondo
- I pub più famosi del mondo e cosa li rende iconici
- Le birre servite nei pub storici: stili brassicoli e tradizioni locali
- Il ruolo culturale e sociale dei pub nella storia
- Curiosità e leggende dei pub più antichi
La storia dei pub più antichi del mondo
La parola pub è l’abbreviazione di public house, ovvero “casa pubblica”: in origine indicava l’abitazione di qualcuno che apriva le proprie stanze al pubblico per servire da bere.
Questo concetto di ospitalità affonda le radici molto indietro nel tempo.
Già nell’antica Roma esistevano taverne e locande lungo le vie consolari, e nel Medioevo le alehouse inglesi e le locande offrirono ristoro a pellegrini, mercanti e viaggiatori.
È nella Gran Bretagna medievale che i pub, così come li conosciamo, iniziano a prendere forma: piccoli edifici con insegne pittoresche, birra scura servita in boccali di legno e un caminetto sempre acceso.
Questi luoghi divennero ben presto il cuore pulsante dei villaggi.
Non sorprende che il pub più antico del mondo sia conteso tra diversi locali leggendari, in gran parte concentrati nelle Isole Britanniche.
La documentazione antica è frammentaria e spesso mescolata alla leggenda, perciò stabilire con certezza quale sia il pub più vecchio è difficile (qui per saperne di più su i pub più antichi del Regno Unito).
Tuttavia, alcuni pub presentano argomentazioni convincenti e tradizioni secolari che ne attestano l’età veneranda.
In Irlanda, un pub in particolare rivendica con orgoglio il titolo di più antico: lo Sean’s Bar di Athlone.
Questo piccolo locale sulle rive del fiume Shannon sostiene di versare birra fin dal 900 d.C., oltre 1100 anni di storia ininterrotta! Secondo la tradizione, il primo proprietario fu un locandiere di nome Luain, tanto che la città di Athlone in irlandese si chiama Baile Átha Luain, ovvero “il guado di Luain”, proprio in riferimento al guado presso cui sorgeva la locanda.
Durante lavori di ristrutturazione negli anni ‘70, gli operai scoprirono che alcune pareti erano fatte con un’antica tecnica costruttiva medievale del IX secolo, rimasta intatta nei secoli.
Un dettaglio curioso? Il pavimento del Sean’s Bar è volutamente inclinato verso il retro del locale, in modo da far defluire all’esterno le acque piovane e le piene del fiume – un accorgimento ingegnoso ideato dai costruttori medievali per evitare allagamenti.
All’interno, tra il profumo di luppolo e legno antico, è custodita persino una lista completa di tutti i gestori del pub attraverso i secoli. Questa straordinaria continuità ha permesso al Sean’s Bar di entrare nel Guinness World Records come pub più antico del mondo (riconosciuto ufficialmente come il più antico d’Irlanda).
Ancora oggi i visitatori possono ammirare frammenti di muro e antiche monete rinvenute durante gli scavi, sorseggiando magari la birra storica prodotta in onore del pub.
(Approfondimento: la nostra guida alla storia della birra racconta come la produzione di birra accompagni l’uomo fin dall’antichità, gettando luce sul contesto in cui nacquero questi antichi pub.)
Se l’Irlanda vanta Sean’s Bar, l’Inghilterra non è da meno.
Appena oltre il Mare d’Irlanda, diversi pub inglesi si contendono lo scettro di più antico del Regno Unito , ciascuno con la propria affascinante storia.
Nella città di St Albans, poco a nord di Londra, si trova lo storico Ye Olde Fighting Cocks, il cui nome bizzarro (“Il Vecchio Combattimento di Galli”) richiama le gare di cockfighting che un tempo vi si tenevano.
La leggenda vuole che qui si servano pinte sin dall’anno 793 d.C., un’epoca che risale addirittura al regno di Offa di Mercia (un re anglosassone).
In effetti, le fondamenta del locale pare facessero parte di un palazzo costruito da re Offa proprio nel 793 .
Le cronache storiche indicano che l’edificio attuale fu costruito nel XI secolo, e il nome Ye Olde Fighting Cocks compare per la prima volta nei documenti nel 1872.
Nonostante le incertezze sulle date esatte, il Guinness dei Primati ha riconosciuto questo pub come il più antico d’Inghilterra , rafforzando la sua fama.
Oltre alla sua età venerabile, il pub colpisce per la forma insolita, con una pianta ottagonale: in origine, infatti, l’edificio era una colombaia (piccionaia) convertita poi in taverna.
Tra i suoi avventori celebri si narra addirittura di Oliver Cromwell, il condottiero puritano del ‘600, che si dice abbia passato qui una notte durante la Guerra Civile inglese.
In tempi recenti, lo Ye Olde Fighting Cocks ha fatto notizia per aver rischiato la chiusura dopo oltre 12 secoli di attività, a causa delle difficoltà economiche legate alla pandemia.
La comunità locale però si è mobilitata per salvare il loro amato pub storico, determinata a tener viva l’eredità di questo luogo unico.
E infatti, dopo una breve pausa, il locale ha riaperto i battenti pronto a continuare la tradizione, dimostrando che la storia può sopravvivere anche alle sfide moderne.
Spostandoci nello Yorkshire troviamo un altro candidato al titolo di pub più antico: The Bingley Arms, nel villaggio di Bardsey, che vanta origini intorno al 953 d.C..
Si racconta che già a metà del X secolo un uomo di nome Samson Ellis producesse birra su questo sito.
In passato l’osteria era conosciuta come The Priest’s Inn, perché situata su una strada molto frequentata dai monaci che viaggiavano tra l’abbazia di Kirkstall e la città di York.
Proprio per questo il Bingley Arms nasconde ancora oggi due buche del prete, piccoli nascondigli segreti utilizzati nel XVI secolo per occultare i sacerdoti cattolici durante le persecuzioni.
Immaginate quante trame segrete avranno origliato queste mura! Come molti pub antichissimi, anche il Bingley Arms ha le sue presenze misteriose: si dice infatti che tra i suoi avventori invisibili ci siano ben tre fantasmi, tra cui lo spettro di un cane che ancora oggi vagherebbe nelle sale in cerca del suo padrone.
Storie come queste, a metà fra realtà documentata e folklore, non fanno che accrescere l’aura leggendaria del locale.
Un viaggio nella storia dei pub antichi non sarebbe completo senza passare per Nottingham, in Inghilterra, ai piedi di un castello famoso per le gesta di Robin Hood.
Qui si trova Ye Olde Trip to Jerusalem, che secondo la tradizione fu fondato nel 1189 – l’anno in cui iniziò la Terza Crociata.
Il nome “Viaggio a Gerusalemme” alluderebbe infatti al fatto che questo pub fosse una tappa per i pellegrini e i crociati diretti in Terra Santa.
Anche in questo caso, mancano documenti certi dell’epoca, ma ciò non ha impedito al locale di apporre fieramente sulla facciata l’insegna di pub più antico d’Inghilterra.
Al di là delle rivendicazioni, lo Ye Olde Trip to Jerusalem è sicuramente integrato nella città come pochi altri pub: gran parte delle sue sale sono scavate direttamente nella roccia calcarea sotto il castello di Nottingham.
Entrando, si può infatti bere una birra seduti dentro una grotta, circondati da pareti di pietra bianca.
Ogni angolo trasuda storia: tra le curiosità in mostra spicca un antico modellino di veliero incastonato in una teca di vetro, avvolto dalla polvere del tempo.
La leggenda locale avvisa di non spolverarlo mai: sarebbe maledetto, e si dice che chiunque osi pulirlo vada incontro a una fine prematura.
Un’altra chicca per i visitatori è una vecchia sedia in legno, nota come la “sedia della fertilità”: si racconta che le donne che vi si siedono aumentino le probabilità di rimanere incinte.
Miti e superstizioni a parte, sorseggiare una pinta allo Ye Olde Trip to Jerusalem significa davvero fare un salto indietro di secoli, sedendo magari proprio dove un crociato in armatura si riposò prima di salpare.
Allargando lo sguardo oltre le isole britanniche, scopriamo che la passione per i pub storici abbraccia tutta l’Europa e oltre.
A Dublino, ad esempio, un pub celebre come The Brazen Head sostiene di essere attivo dal 1198 ed è un’istituzione irlandese: tra le sue mura hanno trovato ispirazione musicisti folk e cospiratori delle ribellioni irlandesi del ‘700.
A Praga, nel cuore dell’Europa centrale, la birreria U Fleků accoglie avventori fin dal 1499, servendo ancora oggi boccali del suo robusto lager scuro artigianale (U Fleků – Wikipedia).
Spostandoci in Germania, non possiamo non menzionare la famosa Hofbräuhaus di Monaco di Baviera, fondata nel 1589 per volere dei duchi di Baviera: una birreria storica più che un pub, certo, ma con un ruolo fondamentale nella cultura della birra (qui si brindava in grandi boccali di ceramica già nel XVI secolo).
In Italia il concetto di pub è arrivato più tardi, ma esistono locali storici come “Ai 3 Scalini” a Roma o l’Antica Birreria Peroni (aperta nel 1906), che pur non avendo mille anni sulle spalle hanno ereditato l’atmosfera delle antiche osterie romane.
Insomma, ogni paese vanta i suoi pub storici – o equivalenti come taverne e birrerie – che conservano tracce di un passato lontano.
Uno degli aspetti più affascinanti dei pub più antichi del mondo è proprio la loro longevità: pensare che un locale abbia servito da bere per 500, 800 o addirittura oltre 1000 anni lascia sbalorditi.
Questi pub hanno resistito a guerre, incendi, carestie e cambi di regime.
Hanno superato epoche di proibizionismo e rivoluzioni industriali, adattandosi ai tempi pur mantenendo la loro identità.
Molti di essi erano originariamente locande per viandanti, offrendo un letto oltre che una birra: ecco perché spesso sorgono lungo fiumi, strade importanti o accanto a ponti, luoghi strategici per chi era in viaggio.
Ad esempio, il Sean’s Bar era un punto di passaggio obbligato per attraversare il fiume Shannon, mentre l’Old Ferry Boat Inn nel Cambridgeshire (Inghilterra) – un altro pub che si vanta di origini antichissime, addirittura dal 560 d.C. – nacque vicino a un guado dove traghettare le persone.
Ogni pub antico è quindi figlio del suo territorio e delle esigenze di un’epoca: entrando oggi, possiamo ancora cogliere quei dettagli (come la posizione, la struttura, il nome stesso) che raccontano di quando servivano cavalieri, monaci o mercanti a cavallo.
Prima di proseguire, vale la pena sottolineare come la storia dei pub sia intrecciata non solo con la storia della birra, ma anche con quella della lingua e della cultura popolare.
Molti nomi di pub derivano da antichi riferimenti storici o araldici: The Royal Standard of England, ad esempio, è un pub nelle campagne di Beaconsfield che sostiene di essere attivo dal 1086 e il cui nome richiama lo Stendardo Reale.
Secondo la tradizione, Re Carlo II in persona concesse a questo locale il diritto di chiamarsi così, dopo essere stato ospitato segretamente per incontrare una delle sue amanti.
Lo stesso pub appare nel Domesday Book (il grande censimento del 1086), segno che già all’epoca esisteva come birreria chiamata The Ship Inn.
Quanti re e briganti avranno alzato il gomito sotto il suo tetto? Si narra persino di un fantasma di un tamburino dodicenne, morto durante la Guerra Civile inglese, che ancora si aggira tra le sale.
Episodi come questo ci ricordano che i pub più antichi non sono solo luoghi dove bere, ma autentici scrigni di memorie collettive, nei quali rivive il passato di intere comunità.
In sintesi, la storia dei pub più antichi del mondo è un viaggio attraverso epoche e luoghi diversi, accomunati dalla presenza rassicurante di un bancone, qualche tavolo di legno e buona birra.
Ogni pub ultracentenario che abbiamo incontrato – dall’Irlanda all’Inghilterra, fino al cuore dell’Europa – è sopravvissuto grazie alla sua capacità di adattarsi pur restando fedele a se stesso.
E proprio questa resilienza, unita al fascino del tempo, rende questi locali patrimoni da tutelare e celebrare.
Chiunque abbia la fortuna di visitarli può dire di aver bevuto un sorso di storia, letteralmente.
I pub più famosi del mondo e cosa li rende iconici
Non sempre un pub famoso coincide con il più antico: a volte a rendere leggendario un locale sono le persone che lo hanno frequentato, gli eventi accaduti tra quelle pareti, oppure l’atmosfera unica che vi si respira.
Dal vecchio pub di quartiere frequentato da celebrità, al locale al centro di rivoluzioni culturali, ecco una carrellata di pub famosi nel mondo e dei motivi che li rendono iconici.
Iniziamo dal Regno Unito, culla della cultura del pub.
A Oxford, la città delle guglie sognanti, esiste un pub che ogni amante della letteratura inglese dovrebbe conoscere: The Eagle and Child.
Dietro a questo nome curioso (“L’Aquila e il Bambino”) si cela il locale dove negli anni ‘30 e ‘40 si riuniva un piccolo gruppo informale di scrittori noto come gli Inklings.
Qui, davanti a pinte di birra scura, J.R.R.
Tolkien e C.S.
Lewis discutevano dei manoscritti che sarebbero diventati Il Signore degli Anelli e Le Cronache di Narnia.
Immaginare quei geni della letteratura seduti in un angolo fumoso, intenti a leggere brani sui futuri hobbit, basta da solo a rendere The Eagle and Child un pub mitico.
Sulle pareti, non a caso, campeggiano foto e targhe commemorative di quei simposi letterari.
Oggi il pub attira visitatori da tutto il mondo, curiosi di sedersi al tavolo dove il professor Tolkien parlava di draghi e anelli.
Questo è un perfetto esempio di come un pub diventa famoso non tanto per l’età, quanto per la eredità culturale che custodisce.
Un altro pub londinese iconico è The French House nel quartiere di Soho.
Questo locale, aperto dal 1910 circa, è diventato celebre per la sua clientela bohémien e per alcune scelte decisamente sui generis: ad esempio, tradizionalmente serviva la birra solo in mezze pinte e raramente accendeva la televisione, neanche per gli eventi sportivi più importanti.
Negli anni ‘40, durante la Seconda Guerra Mondiale, The French House fu frequentato da personaggi come Charles De Gaulle, il leader della Francia Libera, che pare vi abbia scritto la famosa frase “À tous les Français” in un discorso (una copia del messaggio campeggia ancora nel locale).
In tempi di pace, invece, tra i suoi avventori c’erano artisti e scrittori: si racconta che il poeta Dylan Thomas dimenticò qui il manoscritto di Under Milk Wood dopo una bevuta robusta! Con le sue pareti tappezzate di fotografie in bianco e nero e l’arredamento vintage, The French House incarna l’anima bohémien di Soho ed è un rifugio per chi cerca un’atmosfera d’altri tempi nel cuore di Londra.
Spostiamoci ora in Irlanda, dove il pub non è un semplice locale ma una vera istituzione nazionale.
A Dublino, uno dei pub più famosi (e fotografati) è The Temple Bar, situato nell’omonimo quartiere.
La facciata rosso brillante con insegne vittoriane e i fiori colorati lo rendono inconfondibile.
Sebbene la sua fondazione non sia antichissima (il nome compare già nell’800, ma la struttura attuale è più recente), The Temple Bar è divenuto iconico per la vivacità che lo circonda: musica tradizionale irlandese dal vivo ogni sera, folle di viaggiatori che brindano e cantano, un senso di allegria contagiosa a qualsiasi ora del giorno.
È il simbolo della vita notturna dublinese e dell’ospitalità irlandese.
Molti turisti iniziano proprio da qui il loro pub crawl (il giro dei pub) nella capitale irlandese, affascinati dall’idea di bere una Guinness in un luogo così celebrato.
Certo, è un locale turistico e affollato, ma resta un passaggio obbligato per chi vuole assaporare la craic, come chiamano in Irlanda la buona compagnia e divertimento del pub.
Dall’Irlanda all’America: anche se il concetto di “pub” oltreoceano si mescola con quello di bar o tavern, gli Stati Uniti vantano alcuni locali antichi e rinomati.
Un nome su tutti: la White Horse Tavern di Newport, nel Rhode Island.
Fondata nel lontano 1673, è considerata la più antica taverna degli USA e fu un punto di ritrovo per i rivoluzionari americani nel XVIII secolo.
Qui si sono seduti personaggi storici come George Washington e Thomas Jefferson (secondo la tradizione locale), e ancora oggi l’edificio in legno e mattoni emana un fascino coloniale intatto.
Con i suoi caminetti originali e i grandi infissi in legno scuro, la White Horse Tavern offre a chi entra l’impressione di tornare al tempo delle Tredici Colonie.
Oltre alla sua età, a renderla famosa è proprio il suo status di monumento nazionale: è stata dichiarata National Historic Landmark, garantendo la sua preservazione.
Un altro locale leggendario a New York è McSorley’s Old Ale House, aperto nel 1854 nell’East Village di Manhattan.
Questo pub, il più antico di New York ancora in attività, ha conservato l’arredamento originario e un’atmosfera ferma a un secolo fa: pavimento cosparso di segatura, pareti coperte di vecchi ritagli di giornale e fotografie, e persino uno strato di polvere (in cima ai lampadari) che non viene rimosso dalla fine dell’Ottocento! McSorley’s è famoso anche perché fino al 1970 manteneva una discussa tradizione: solo agli uomini era permesso entrare.
Le donne furono ammesse soltanto dopo una causa legale che impose la fine di questa esclusione.
Oggi, fortunatamente, chiunque può gustare le sue due birre artigianali (una chiara e una scura) servite in brocche di ceramica, vivendo un pezzo di storia newyorkese.
Viaggiando ancora più lontano, troviamo pub e bar iconici anche in altri continenti.
A Singapore, ad esempio, il leggendario Long Bar del Raffles Hotel merita menzione: è il luogo dove nacque il cocktail Singapore Sling nel 1915 e conserva l’usanza coloniale di gettare a terra le bucce di arachidi, in un ambiente che richiama i fasti di un’epoca lontana.
Pur essendo tecnicamente un bar di hotel e non un pub popolare, il Long Bar è entrato nell’immaginario per la sua particolarità e storia, tanto che molti viaggiatori lo includono come tappa imprescindibile.
A Sydney, in Australia, il Fortune of War è spesso indicato come il pub più antico della città (1828) ed è famoso per aver dissetato generazioni di marinai e viaggiatori arrivati dal porto.
E tornando in Europa, come non citare alcuni luoghi entrati nella cultura pop? A Boston, negli USA, il pub Cheers (vero nome Bull & Finch Pub) è diventato iconico grazie all’omonima serie TV degli anni ‘80: ancora oggi i fan si fermano a fotografare l’ingresso riconoscibile della serie, benché l’interno sia stato trasformato in un pub a tema.
Oppure il Caffè Gilli di Firenze (fondato nel 1733) e il Cova di Milano (1817) – tecnicamente caffè storici, non pub – che però hanno assunto un’aura iconica simile nei rispettivi contesti per essere stati frequentati da intellettuali e aristocratici nei secoli scorsi.
Cosa rende dunque iconico un pub? Spesso è la personalità del luogo: un mix tra la sua storia, i personaggi illustri (o eccentrici) che lo hanno frequentato, l’atmosfera che vi si respira e magari qualche caratteristica unica.
Può essere un primato (il più antico di una città o di un Paese), un evento storico (il ritrovo di rivoluzionari o artisti), un dettaglio originale (come la sedia “magica” o il veliero maledetto del Ye Olde Trip to Jerusalem).
In molti casi, l’iconicità è legata anche all’immaginario collettivo: pub descritti in romanzi, cantati in canzoni o immortalati in film diventano immediatamente mete di pellegrinaggio per appassionati.
Pensiamo al Prancing Pony di Tolkien (sebbene inventato, ha fatto sì che molti fan vadano in cerca di pub simili in Inghilterra) o al Leaky Cauldron di Harry Potter che ispira pub a tema nei tour di Londra.
Insomma, un pub diventa famoso quando trascende il ruolo di semplice locale e diventa simbolo di qualcosa: di una città, di un movimento culturale, di un’epoca storica o anche solo dello spirito di convivialità che rappresenta.
Va da sé che molti di questi pub famosi sono oggi mete turistiche.
Trovare un equilibrio tra autenticità e popolarità non è facile: alcuni locali sono rimasti genuini e poco modificati, altri hanno abbracciato la loro fama vendendo gadget e mettendo targhe ovunque.
Eppure, anche nel pieno del turismo, basta magari una serata tranquilla infrasettimanale, quando le comitive se ne sono andate, per riscoprire l’anima vera di questi posti.
Sedersi al tavolo di un pub iconico, ordinare una birra e lasciarsi avvolgere dalle storie che aleggiano può regalare emozioni che nessun museo potrà mai dare.
Dopo tutto, come recita un vecchio detto inglese, “se queste mura potessero parlare…”, nei pub famosi le pareti qualcosa da raccontare ce l’hanno di sicuro!
Le birre servite nei pub storici: stili brassicoli e tradizioni locali
Qual è il filo conduttore che unisce tutti i pub del mondo? Ovviamente la birra.
Nei pub più antichi e famosi, la protagonista indiscussa è sempre lei, la bionda (o scura, o ambrata) bevanda che da millenni accompagna l’umanità.
Ma quali birre si servivano e si servono in questi locali storici? E che legami ci sono con gli stili brassicoli e le tradizioni locali? Prepariamoci a un piccolo viaggio nel gusto attraverso i secoli, pinta alla mano.
Nei pub britannici, in particolare quelli storici di Inghilterra e Irlanda, a farla da padrone sono tradizionalmente le ales.
L’ale è la birra ad alta fermentazione tipica delle isole britanniche, prodotta con lieviti che lavorano a temperature più elevate rispetto alle lager.
In un pub medievale inglese avreste probabilmente bevuto una pinta di ale scura, leggermente tiepida, servita direttamente dal barile di legno.
Col tempo, l’ale britannica si è evoluta in molti stili: bitter, mild, porter, stout e via dicendo.
Ad esempio, nel XVIII secolo nelle taverne di Londra spopolava la porter, una birra scura e robusta così chiamata perché apprezzata dai facchini (porters) del porto di Londra.
La porter divenne talmente diffusa che si iniziò a produrla in grande quantità, ponendo le basi per i primi birrifici industriali.
Una variante ancora più corposa fu la stout porter, da cui deriva la moderna stout, con il suo esempio più famoso nella Guinness irlandese.
Arthur Guinness iniziò a produrre la sua stout a Dublino nel 1759, e presto questa birra scura e cremosa divenne la bevanda nazionale irlandese, servita in ogni pub dell’isola.
Ancora oggi, entrare in un vecchio pub di Dublino e ordinare una Guinness alla spina è quasi un rito obbligato: il barista riempie il bicchiere in due tempi, lasciando decantare il liquido nero e formando il caratteristico cappello di schiuma denso e vellutato.
Dietro a quel semplice gesto ci sono secoli di perfezionamento e tradizione brassicola locale.
(Per approfondire la storia di questa birra iconica, leggi il nostro articolo dedicato alla storia della Guinness che ne racconta le origini e l’evoluzione.)
In Inghilterra, invece, potremmo entrare in un pub storico e trovare ancora oggi delle cask ale spinte a mano dalla pompa: sono birre tradizionali servite direttamente dal fusto (cask), dove maturano e rifermentano in modo naturale.
Queste birre “vive” – non pastorizzate né filtrate – sono il vanto di associazioni come la CAMRA (Campaign for Real Ale), nate proprio per preservare i metodi classici di spillatura e i sapori autentici nei pub.
Uno storico locale inglese potrebbe offrirci, ad esempio, una bitter ale ramata, con i suoi sentori di malto e un finale amaro dato dal luppolo inglese Fuggle o East Kent Golding.
Oppure una pinta di mild ale, dal tenore alcolico basso e il gusto maltato leggermente dolce, come quelle che bevevano gli operai nell’800.
In alcuni pub antichi vengono servite birre prodotte dal birrificio locale con cui hanno spesso un legame storico: va ricordato, infatti, che molti pub in passato erano di proprietà dei birrifici (le cosiddette brewery tap), o addirittura nascevano essi stessi come birrerie con annesso spaccio.
Ad esempio, il già citato U Fleků di Praga è al tempo stesso un pub e un birrificio artigianale: produce internamente una lager scura secondo una ricetta tramandata da secoli, servita in boccali da mezzo litro ai tavoli comuni di legno.
Questa usanza del brewpub (produrre la birra “in casa” da servire ai clienti) era comune nel Medioevo ed è tornata popolare oggi con il movimento dei microbirrifici.
Dunque non stupisce che alcuni pub storici abbiano la propria birra della casa, brassata secondo tradizione.
Le tradizioni locali influiscono molto su ciò che si beve in un pub storico.
In un pub delle Highlands scozzesi di un tempo, ad esempio, avreste potuto trovare anche idromele o whisky oltre alla birra, data la forte tradizione di distillazione in Scozia – ma la birra, spesso una tipica Scottish ale ambrata, non sarebbe mai mancata.
In un’antica osteria tedesca, invece, la scena sarebbe stata dominata dai lager: la rivoluzione della bassa fermentazione nell’800 portò alla diffusione di birre chiare e limpide come la pilsner (nata in Boemia nel 1842) o la helles bavarese.
Hofbräuhaus a Monaco, ad esempio, serviva le sue prime lager scure già nel ‘600, poi divenne famosa per le bionde Helles e le Weizen (birre di frumento) tipiche della Baviera.
Una Mass (boccale da un litro) di birra chiara bevuta sotto i soffitti affrescati della Hofbräuhaus, accompagnata magari da un pretzel gigante, è un’esperienza brassicola-culturale inimitabile.
Altri pub storici tedeschi, come quelli di Colonia, serviranno il loro Kölsch in eleganti bicchieri cilindrici da 20 cl, o a Düsseldorf il bitterissimo Altbier color rame.
Ogni città ha il suo stile, e i pub ne sono ambasciatori.
E che dire delle birre nei pub storici del Belgio? Benché il termine “pub” sia meno usato (si parla più di café o brasserie), alcuni caffè storici belgi sono veri templi della birra.
Pensiamo a luoghi come A La Bécasse o Le Cirio a Bruxelles, attivi da fine ‘800: qui si servono ancora oggi birre tradizionali come il lambic e la gueuze, tipiche del Pajottenland, o le trappiste d’abbazia.
Immaginate di essere in un café bruxellese storico, con arredi Art Nouveau, sorseggiando un bicchiere di lambic a fermentazione spontanea dal gusto acidulo, magari addolcito da un sciroppo d’lamic come usava un secolo fa.
Sono rituali che sopravvivono intatti.
Così come resiste, nelle Fiandre, l’abitudine di servire la birra nel suo bicchiere specifico: ogni marca belga ha il calice o boccale col proprio logo, e nei locali tradizionali vi porteranno la vostra Tripel Karmeliet in un baloon decorato, o una Kwak nell’inconfondibile bicchiere tondeggiante con supporto in legno.
Tradizioni locali, appunto, che rendono ogni assaggio un gesto culturale oltre che gastronomico.
Nei pub britannici più antichi, inoltre, era comune servire non solo birra ma anche sidro (soprattutto nelle zone rurali del sud-ovest) e idromele in epoche passate.
Ad esempio, il pub Ye Olde Man & Scythe di Bolton (fondato nel 1251) afferma addirittura di essere la più antica sidreria in attività, a riprova che già nel medioevo in certe locande del nord Inghilterra si beveva sidro di mele oltre alla birra.
E ancora oggi, se vi trovate in un pub tradizionale del Somerset o del Devon, potrete assaggiare sidri artigianali serviti alla spina o dal bottiglione, spesso non filtrati e dal gusto autenticamente rustico.
Un altro aspetto da sottolineare è che i pub storici spesso sono custodi di abitudini e rituali del bere.
Per esempio, in molti pub inglesi vige la regola del “comprare un giro”: ognuno a turno offre da bere a tutto il tavolo – un’usanza sociale profondamente radicata.
Nei vecchi pub delle campagne poteva esserci il cricket al pub o le freccette come passatempo fisso accompagnato da pinte.
In Irlanda, la tradizione delle session musicali dal vivo nei pub (violini, chitarre e voci che intonano ballate folk) va sempre a braccetto con pinte di stout e whiskey: impossibile scindere la musica dalla bevanda nei ricordi di una serata al pub.
Ogni paese ha la sua: in Germania i canti da birreria sui tavoli durante l’Oktoberfest o nelle birrerie all’aperto; in Belgio i brindisi rituali con chin-chin seguito dal sorseggio lento; in Repubblica Ceca l’usanza che il cameriere segni con una matita sul sottobicchiere le birre consumate.
Tutti questi rituali trovano la loro culla ideale nei locali storici, dove si sono formati e da cui si sono diffusi.
In definitiva, parlare delle birre servite nei pub storici significa aprire un capitolo vastissimo, tanto quanto la storia della birra stessa.
Ogni pub antico ha visto evolvere le birre nei bicchieri dei propri clienti: dalle ricette rudimentali medievali, probabilmente torbide e acidule, alle innovazioni come l’uso del luppolo (introdotto massicciamente nel ‘500, cambiando il sapore della birra), fino alle bevande odierne.
E mentre i tempi cambiano, i migliori pub sanno proporre le novità senza tradire la tradizione.
Così può capitare che in un pub secolare oggi troviate accanto alla bitter anche una IPA artigianale moderna, o accanto alla stout classica una stout aromatizzata al caffè prodotta da un microbirrificio locale.
Ma state certi che la vostra pinta avrà sempre un sapore speciale in quei luoghi dove – letteralmente – si sono versati fiumi di birra per centinaia di anni.
Il ruolo culturale e sociale dei pub nella storia
Un pub non è solo quattro mura e qualche bottiglia: è soprattutto la gente che lo anima, le conversazioni che vi nascono, le comunità che vi si ritrovano.
Sin dal loro sorgere, i pub (e le taverne, osterie, locande di varia sorta) hanno ricoperto un ruolo cruciale nella vita culturale e sociale delle città e dei villaggi.
Attraversando la storia, possiamo vedere come questi luoghi abbiano funzionato da collante sociale, fucina di idee e specchio dei cambiamenti.
Nell’Europa medievale il pub – o meglio la taverna – era uno dei pochi spazi pubblici dove le persone potevano incontrarsi al di fuori del lavoro o della chiesa.
In un’epoca in cui le case erano spesso anguste e fredde, la locanda offriva un focolare caldo, cibo semplice e birra nutriente (sì, all’epoca la birra scura, poco alcolica e ricca di cereali, era considerata quasi un alimento).
Qui si scambiavano notizie, si stringevano accordi commerciali, si reclutavano uomini per qualche impresa.
Le taverne erano talvolta viste con sospetto dalle autorità religiose – luoghi di perdizione e ubriachezza – ma proprio per questo fungevano anche da valvola di sfogo per le tensioni sociali.
In Inghilterra, ad esempio, nel tardo Medioevo esistevano già leggi per limitare gli orari e la quantità di alcol servito, segno che i pub erano molto frequentati e talvolta turbolenti.
Ma erano anche il posto dove un contadino poteva sedere accanto a un artigiano, e un mercante accanto a un soldato di passaggio, tutti accomunati dal desiderio di bere qualcosa in compagnia.
Questo rendeva le taverne luoghi socialmente trasversali, almeno in parte: certo, c’erano osterie più umili e locande più raffinate per viaggiatori abbienti, ma in generale il concetto di “pubblico” implicava un’apertura a chiunque potesse pagarsi da bere.
Con il Rinascimento e poi l’Età Moderna, i pub e caffè iniziarono a svolgere anche un ruolo intellettuale.
Nel ‘700, l’Illuminismo trovò linfa nei caffè letterari di Parigi e nelle coffee house di Londra, ma anche in molti pub britannici dove gentiluomini e liberi pensatori discutevano di filosofia, scienza e politica.
La Rivoluzione Industriale portò grandi masse operaie nelle città e il pub divenne il salotto della classe lavoratrice: dopo ore massacranti in fabbrica, gli operai trovavano nel pub il luogo dove rilassarsi, ma anche dove organizzarsi sindacalmente e discutere di diritti.
Basti pensare che i primi movimenti sindacali inglesi (come i Tolpuddle Martyrs) nascevano in riunioni spesso tenute in pub fuori città.
Allo stesso tempo, i circoli politici si ritrovavano nelle sale private di locande e pub: negli Stati Uniti coloniali, come già accennato, fu il retrobottega di una taverna – la Green Dragon Tavern di Boston – a ospitare incontri segreti dei patrioti che pianificarono il Boston Tea Party e poi la rivoluzione contro gli inglesi.
In altre parole, molte pagine di storia sono state scritte sul tavolo appiccicoso di un pub! Non è un’esagerazione: tra una pinta e l’altra si sono formati partiti politici, sono nati giornali (il celebre quotidiano The Scotsman di Edimburgo fu concepito in un pub), e artisti hanno trovato ispirazione.
Culturalmente, il pub è sempre stato uno spazio di espressione popolare.
In assenza di teatri accessibili o sale da concerto, era nel pub che la gente comune cantava, recitava poesie o raccontava storie.
In Irlanda, ad esempio, la tradizione dei seanachie (narratori) trovava terreno fertile nei pub: un bravo cantastorie poteva incantare l’uditorio accanto al fuoco, tramandando miti celtici e leggende locali mentre i presenti sorseggiavano sidro o birra.
Anche la musica folk, le ballate e le danze hanno prosperato nei pub – pensiamo alle sessioni spontanee di violino e bodhrán nei pub irlandesi, o alle canzoni da taverna inglesi che si cantavano in coro (le cosiddette pub songs).
In tempi più recenti, molti pub sono diventati palestre per giovani musicisti rock e cantautori: ad esempio, il celebre Cavern Club di Liverpool, pur essendo più un music club che un pub tradizionale, rientra in quella sfera di locali sociali dove iniziarono i Beatles e si sviluppò la cultura giovanile degli anni ‘60.
Anche nei decenni successivi pub e club hanno continuato a essere luoghi di fermento culturale, dalle serate punk nei pub londinesi degli anni ‘70 alle open mic nights per poeti e cantanti nei pub odierni.
Un aspetto sociale cruciale del pub è il suo ruolo di spazio neutro e accogliente per la comunità locale.
In sociologia viene chiamato “terzo luogo” (dopo la casa e il lavoro): il pub è dove vai per stare né a casa né in ufficio, ma in un ambiente informale di comunità.
Nelle campagne inglesi, il pub del villaggio è da sempre il punto di ritrovo per discutere delle novità, celebrare ricorrenze o semplicemente farsi compagnia.
Un vecchio proverbio recita che “un villaggio senza pub è un villaggio morto”.
In effetti, soprattutto nelle piccole località rurali di Regno Unito e Irlanda, la chiusura di un pub storico equivale alla perdita di un pezzo di identità comunitaria.
Per questo, in anni recenti, di fronte alla minaccia di chiusura di molti pub tradizionali (per motivi economici o di cambio di abitudini), sono nate iniziative di salvataggio collettivo: interi villaggi che si tassano per rilevare il pub locale e gestirlo come cooperativa, pur di non perderlo.
Un esempio è il caso di Ye Olde Fighting Cocks citato prima, salvato dall’intervento comunitario, o quello di pub sperduti nello Yorkshire rimessi in piedi dagli abitanti.
Questo sottolinea quanto il pub non sia solo “andare a bere”, ma significhi appartenenza e continuità sociale.
Anche in contesti urbani, il pub ha svolto ruoli sociali notevoli.
Pensiamo ai pub gay di Londra negli anni ‘80, rifugi sicuri in un periodo di discriminazione e focolai del movimento di liberazione LGBTQ+.
O ai pub frequentati da comunità di immigrati dove potevano ritrovare i sapori e le usanze di casa (come i pub irlandesi a New York o quelli caraibici a Birmingham).
Ogni gruppo sociale tende a creare i propri spazi, e il pub – con la sua flessibilità – spesso li accoglie tutti: di giorno magari è frequentato da anziani pensionati che leggono il giornale, all’ora di pranzo da impiegati, la sera da giovani e turisti.
Ognuno vive il pub a modo suo, ma tutti condividono quel medesimo bancone, contribuendo a un mix sociale difficile da trovare altrove.
Un altro elemento culturale è come il pub abbia influenzato la lingua e l’arte.
Quante poesie e canzoni parlano di pub, birra e taverne? Innumerevoli, dal medioevo (le ballate goliardiche) alla poesia moderna (basti citare At the Mermaid Inn di Oscar Wilde, dedicata a un famoso ritrovo letterario).
E poi ci sono i pub nell’arte visiva: i dipinti di tavole calde e bar di Edward Hopper negli USA, o i bozzetti dei pub di Manchester di Lowry, o ancora le scene di osteria nei quadri fiamminghi del ‘600.
Tutto ciò testimonia la centralità del locale pubblico come scenario di vita.
Non dimentichiamo inoltre che i pub hanno anche influenzato direttamente la cultura materiale: ad esempio, il pub inglese tradizionale con la sua estetica vittoriana (boiserie in legno scuro, vetri decorati, divanetti in pelle) è diventato uno stile esportato in tutto il mondo.
Quando aprì il primo finto “Irish Pub” a Dubai o a Tokyo, la gente sapeva cosa aspettarsi: un arredamento e un’atmosfera modellati sui pub originali d’oltremanica.
Questa esportazione della cultura del pub fa sì che oggi possiamo trovare un pub “irlandese” praticamente in qualsiasi grande città del mondo, segno di quanto sia forte l’immaginario associato.
Ovviamente, nulla batte l’esperienza autentica di un vero pub storico a Dublino o a Londra, ma è interessante notare come il pub sia diventato un fenomeno globale.
In conclusione, il ruolo culturale e sociale dei pub nella storia è stato paragonabile a quello delle piazze nelle città mediterranee: luogo di incontro, scambio e costruzione della comunità.
Dai racconti dei menestrelli medievali alle partite di calcio guardate sul maxischermo oggi, dai brindisi per una nascita ai discorsi accesi di politica, i pub hanno ospitato una gamma infinita di momenti umani.
Hanno dato conforto in tempi difficili (durante le guerre, ad esempio, i pub restavano aperti per dare morale alle truppe in licenza e ai civili sfollati) e hanno offerto un palcoscenico per festeggiamenti in tempi felici (matrimoni, vittorie sportive, festività locali).
Immaginiamo quante lacrime e quante risate hanno visto quei vecchi banconi.
Ancora oggi, nonostante i cambiamenti dello stile di vita, il pub resta un simbolo di convivialità e tradizione.
E nei pub più antichi, quel simbolo brilla ancor di più, perché alimentato dal ricordo di generazioni su generazioni che vi hanno trovato un angolo di casa fuori casa.
Curiosità e leggende dei pub più antichi
Abbiamo esplorato la storia solida e documentata, ma parte del fascino dei pub antichi risiede anche nelle curiosità e nelle leggende che avvolgono questi luoghi.
Ogni pub ultracentenario, infatti, ha accumulato nel tempo racconti incredibili: apparizioni spettrali, episodi bizzarri, misteri irrisolti e tradizioni singolari che si tramandano da avventore ad avventore.
Entriamo dunque in quella dimensione un po’ magica e oscura, fatta di aneddoti da raccontare a lume di candela con una pinta in mano.
Iniziamo con i fantasmi, immancabili compagni di molti pub storici britannici.
Si dice spesso che dove scorrono fiumi di alcol per secoli, qualche spirito rimanga intrappolato (perdonate il gioco di parole!).
Ad esempio, il Ye Olde Man & Scythe di Bolton – uno dei più antichi d’Inghilterra, in attività dal 1251 – vanta una galleria di ben 25 fantasmi che infesterebbero il locale.
Tra questi, il più celebre è quello di James Stanley, il VII conte di Derby, che venne giustiziato proprio fuori dal pub nel 1651 durante la Guerra Civile.
Si narra che il suo spettro inquieto vaghi ancora nelle cantine; a prova di ciò, alcuni anni fa le telecamere di sicurezza del pub avrebbero catturato una figura evanescente vicino al camino, ritenuta proprio il conte decapitato.
Che si creda o meno a queste storie, non c’è dubbio che sorseggiare birra nella stessa stanza dove un nobile seicentesco trascorse le sue ultime ore di vita aggiunge un brivido speciale all’esperienza!
Un’altra locanda inglese nota per i suoi fantasmi è lo Skirrid Mountain Inn nel Galles, che non rientra tra i più antichi in senso assoluto (risale “solo” al 1100 circa) ma ha la fama di essere uno dei pub più infestati: si dice che qui siano state impiccate delle persone durante epoche tumultuose, e che le loro anime tormentate facciano occasionalmente tintinnare bicchieri o dondolare misteriosamente le lampade.
Ma senza volare troppo con la fantasia gotica, torniamo ai nostri protagonisti principali.
Abbiamo già accennato alle stramberie custodite allo Ye Olde Trip to Jerusalem di Nottingham: la nave in bottiglia che non va spolverata per evitare maledizioni, e la sedia della fertilità su cui giovani donne si siederebbero sperando in lieti eventi.
Due “attrazioni” che da sole hanno prodotto fiumi di chiacchiere e articoli di giornale nel corso degli anni, contribuendo a rendere celebre il pub.
Sempre in tema di oggetti maledetti, un altro pub con aneddoto macabro è il Jamaica Inn in Cornovaglia (reso famoso anche dal romanzo di Daphne du Maurier): qui si dice che il fantasma di un contrabbandiere ucciso vaghi nelle stanze in cerca del suo carico rubato, e talvolta i clienti lo hanno visto seduto al tavolo d’angolo con lo sguardo perso nel vuoto prima di svanire.
Inoltre, al Jamaica Inn è legata la leggenda delle carrozze fantasma: nelle notti di tempesta alcuni avrebbero udito il fragore di ruote e nitriti, come di un carro trainato da cavalli lanciato a tutta velocità, per poi non vedere nulla all’esterno – la rievocazione di qualche antica fuga di contrabbandieri inseguiti dai doganieri.
E che dire del Bingley Arms e del suo cane fantasma? Immaginate di essere seduti vicino al camino acceso in una sera d’inverno e di sentire all’improvviso qualcosa di morbido sfiorarvi la gamba sotto il tavolo… come il muso di un cane in cerca di attenzione.
Solo che nessun cane è presente nel locale.
Eppure i clienti del Bingley giurano di aver provato esattamente questa sensazione: per i locali si tratta dello spirito di un cane legato ai tempi in cui l’osteria si chiamava Priest’s Inn e dava rifugio ai sacerdoti clandestini – forse l’amato compagno di qualche prete, rimasto fedele anche nell’aldilà.
Storie simili di animali spettrali si trovano anche altrove: al The Spaniards Inn di Londra, costruito nel 1585 ai margini di Hampstead Heath, pare si aggiri il fantasma di un enorme cane nero.
Questo pub ha un sacco di folclore annesso: si dice che vi fosse di casa il famigerato bandito Dick Turpin, il quale addirittura vi avrebbe nascosto bottino e cavalli.
Il cane fantasma viene associato proprio alla leggenda di Turpin, quasi fosse il suo custode ultraterreno.
The Spaniards Inn, con le sue travi cigolanti e le stanze anguste, è citato anche nella letteratura – compare nel Il circolo Pickwick di Dickens – e quando ci si siede nei suoi piccoli salottini non è difficile credere che un’apparizione possa sbucare da un momento all’altro.
Anche in Irlanda abbiamo fantasmi affezionati ai pub.
A Dublino, il Brazen Head (che abbiamo citato prima come uno dei pub più antichi) è famoso per i suoi ghost tour: si dice che il ribelle Robert Emmet, impiccato nel 1803, frequenti ancora il cortile dove arringava i compagni, e che certe notti si odano i bisbigli di cospiratori nelle sale vuote.
E al Kyteler’s Inn di Kilkenny – antica locanda legata a una storia di stregoneria medievale – la leggenda narra che Alice Kyteler, accusata di stregoneria nel 1324, abbia lanciato una maledizione sul locale prima di fuggire, tanto che alcuni giurano di averla vista apparire nei secoli successivi vestita di nero.
Insomma, i pub irlandesi non vogliono essere da meno dei cugini inglesi quando si tratta di brividi soprannaturali.
Ma non solo fantasmi popolano le curiosità.
Molti pub storici hanno tradizioni uniche.
Ad esempio, a Londra c’è un pub chiamato The Mayflower (a Rotherhithe) che conserva una pergamena su cui i visitatori americani possono firmare in ricordo dei Padri Pellegrini salpati nel 1620: non sarà una leggenda, ma è una curiosità storica che rende quel pub particolare.
Un altro pub londinese, The George Inn (l’ultima locanda a galleria rimasta in città, risalente al ‘600), è associato a William Shakespeare: si dice che il Bardo frequentasse la precedente taverna sul sito e che addirittura vi abbia messo in scena anteprime di opere.
Non esistono prove certe, ma la sola idea fa brillare gli occhi agli appassionati – e infatti The George Inn gioca su questo legame nelle sue serate culturali.
Alcune leggende poi spiegano i nomi strani dei pub.
Nel Regno Unito è pieno di pub con nomi bizzarri come “The Bucket of Blood” (il secchio di sangue), “The Pickled Poet” (il poeta sottaceto) o “The Drunken Duck” (l’anatra ubriaca).
Dietro ciascuno di questi nomi c’è una storiella.
Prendiamo “Bucket of Blood”, un pub in Cornovaglia: il nome deriva da un fatto di cronaca ottocentesco, quando il locandiere calò un secchio nel pozzo per prendere acqua e ne tirò su… un secchio pieno di sangue! Scoprì così un cadavere nascosto, e l’episodio macabro battezzò per sempre il locale.
“The Drunken Duck”, nel Lake District, deve il nome a un buffo incidente: si racconta che nell’800 la proprietaria trovò le sue anatre stese a terra apparentemente morte; disperata, iniziò a spennarle per cucinarle, ma le anatre improvvisamente si risvegliarono, solo completamente ubriache! Si scoprì che avevano bevuto birra da alcune botti che avevano perdite ed erano semplicemente sbronze.
La signora, mortificata, confezionò per loro dei piccoli gilet di lana per scusarsi e tenere le anatre al caldo finché smaltivano la sbornia – e da allora il pub si chiama così.
Questi aneddoti, veri o romanzati che siano, aggiungono un sapore folcloristico alla visita di ogni pub: leggere l’insegna e chiedersi “chissà perché si chiama così” è l’inizio di un viaggio nella micro-storia locale.
E poi ci sono le sfide leggendarie legate ai pub: chi non ha mai sentito parlare di imprese goliardiche come bere un certo numero di pinte in un tempo record, o di fantasiose scommesse avvenute in una bettola fumosa? Ad esempio, al Bear Inn di Oxford (pub del 1242 famoso per la collezione di cravatte recise appese al soffitto) si narra che uno studente avesse scommesso di poter bere 50 pinte di birra in un giorno: la leggenda non ci dice se ci sia riuscito o meno, ma la sua cravatta campeggia tra le tante, come monito scherzoso.
In qualche vecchio pub scozzese si racconta di gare di bevute con fantasmi: “se riesci a reggere più whisky del fantasma del vecchio MacGregor, la prossima la offre lui” – e qualcuno giura di aver visto il bicchiere del fantasma svuotarsi da solo!
Fuori dalle isole britanniche, non mancano curiosità intriganti.
In Germania, la birreria Augustiner Keller a Monaco custodisce ancora nel soffitto un proiettile della Seconda Guerra Mondiale inesploso, rimasto incastrato lì: una sorta di talismano che ricorda come il locale sia sopravvissuto ai bombardamenti.
A Praga, nella birreria U Zlatého Tygra (La Tigre d’Oro), un tempo frequentata dallo scrittore Bohumil Hrabal, vige la tradizione che la prima birra la offra la casa al cliente abituale defunto più di recente, in onore del suo spirito presente – un modo poetico per non dimenticare gli amici scomparsi, quasi brindando con loro anche se non ci sono più.
Come si vede, l’universo di curiosità e leggende attorno ai pub è sconfinato.
Alcune storie fanno sorridere, altre mettono i brividi, tutte contribuiscono a creare l’atmosfera unica che si respira in questi luoghi.
Un pub storico non è mai solo un posto dove bere: è un teatro di narrazioni, un museo di memorie informali, dove ogni graffio sul banco potrebbe raccontare un duello, e ogni macchia sul muro l’ombra di un evento lontano.
Quando visiterai uno di questi pub, chiedi al barista o agli avventori abituali: “Qual è la storia più strana successa qui?”.
Preparati, perché potresti sentir parlare di dame bianche, di tunnel segreti che conducevano a monasteri, di bottiglie che volano dagli scaffali da sole a mezzanotte.
Prendile con il beneficio del dubbio, ma lasciati anche un po’ incantare: queste storie sono l’anima immateriale dei pub antichi, quelle che li rendono vivi anche quando la sala è vuota.
Brinda alla storia, alla leggenda e alla passione: i pub più antichi e famosi del mondo ti aspettano con la loro pinta di storie da raccontare. Che tu sia un viaggiatore appassionato di tradizioni o un amante della buona birra, entrare in questi locali significa varcare una soglia temporale.
Ci si trova fianco a fianco con cavalieri medievali, poeti maledetti, patrioti cospiratori e magari qualche fantasma burlone – tutti lì, idealmente seduti accanto a noi mentre alziamo il boccale.
In un’epoca dominata dalla modernità, questi pub resistono come rocce nella corrente del tempo, custodendo l’essenza della convivialità e del racconto.
Dunque, al prossimo viaggio, non perdere l’occasione di fare tappa in uno di questi templi della storia viva: ti accomoderai tra passato e presente, assaporando non solo una birra eccellente, ma anche secoli di emozioni umane.
Cheers! O meglio: salute! E lunga vita ai pub storici.